Chi è il narcisista covert?

Chi è il narcisista covert?

È complesso e difficile comprendere il disturbo narcisistico di personalità perché è paradossale come una persona possa funzionare bene ad un livello elevato dal punto di vista sociale e professionale ed essere così immatura, con uno sviluppo intrapsichico così primitivo, bloccato nella prima infanzia .

Rispetto al sottotipo narcisista overt [chiamato anche esibizionista oppure grandioso], il narcisista covert [chiamato anche vulnerabile oppure closet] non mostra apertamente comportamenti esibizionisti e si potrebbe presentare come umile, ansioso, inibito oppure timido.

Ai terapeuti meno esperti può sembrare più affetto dal disturbo borderline di personalità, perché investe l’interlocutore con la sua grandiosità e non punta direttamente su se stesso. Cioè da subito tende ad idealizzare l’altro, lo riempie di attenzioni e apprezzamenti. In una prima e lunga fase, è capace di valorizzare l’altro e questo lo fa stare bene. Quindi si tratta di una grandiosità raggirata, per dirla meglio.

Io mi sento grande, unico, al top quando ti gratifico, perché il tuo riconoscimento nei miei confronti mi dice che esisto, che sto facendo bene ciò che faccio. Ecco perché sono necessari vari incontri conoscitivi con uno specialista capace di osservare le varie sfumature del disturbo.

Come si mostra il narcisista covert

Mentre il narcisista overt si mostra più costante e stabile nel mantenimento delle sue difese grandiose, il narcisista covert non ha acquisito questa capacità ed è più propenso a sperimentare invidia e mostrare una scarsa autostima.

Potrebbe essere più soggetto all’ansia, alla depressione, all’ossessività e ideazioni paranoide. Naturalmente tutto ciò dipende dal suo livello di funzionamento e dalla storia personale.

In seguito al lavoro terapeutico con pazienti adulti narcisisti, James Masterson (psichiatra psicanalista americano) ha ipotizzato che in questi casi l’arresto psichico ha preceduto quello nel disturbo borderline di personalità, ovvero è successo nella fase della separazione-individuazione del bambino dalla madre e non nel suo riavvicinamento. Si tratta del periodo in cui il bambino comincia a “gattonare”, cammina e ritorna alla madre per rifornirsi emotivamente.

Nel caso del narcisista covert, si possono ipotizzare alcuni scenari. Il bambino si scontra con il disprezzo del genitore, derisione, umiliazione (sottile o meno sottile) quando vuole esprimere il vero sé (i suoi desideri e bisogni genuini; l’entusiasmo e la spontaneità sono vietati). Si connette con i genitori non attraverso la grandiosità infantile (funzionale e adeguata alla sua fase dello sviluppo), ma attraverso modestia eccessiva e minimizza se stesso.

Contemporaneamente il bambino scansiona l’ambiente per individuare prove di disprezzo e di ostilità. Nel secondo scenario possibile il genitore comunica al bambino che sarà amato e adorato solo se profondamente devoto a lui. In breve, come conseguenza di questi possibili scenari è l’insorgenza del disturbo narcisistico di personalità sottotipo covert, dove il bambino idealizza i genitori e cancella se stesso.

L’adulto affetto dal DNP sottotipo covert presenta un vero sé inibito e persecutorio che permette di mostrare l’onnipotenza solo per vie traverse e non in forma diretta, come nel DNP grandioso. Quindi si possono osservare: triangolazioni, identificazione con gruppi, associazioni, lavoro, status.

Il ruolo di genere

È molto frequente l’identificazione con il ruolo di genere. Il maschio si potrebbe identificare con il suo lavoro, la donna con il ruolo di madre, dove i figli sono prolungamenti di se stessa e la riconoscono in quanto brava, capace, generosa, ecc.

Apparentemente e in modo aperto lascia il palco scenico agli altri, gli piace essere considerato “buono”, “generoso”, mentre alimenta sogni nascosti di onnipotenza e ambisce al riconoscimento totale e definitivo da parte degli altri.

Si può mostrare vulnerabile, ansioso e sembrare dotato di empatia emotiva, perché ha sviluppato una buona capacità di imitare gli altri e di rispecchiare le loro emozioni. Questo aspetto può suscitare nell’altro varie reazioni: sollecitudine, tenerezza, desiderio di maggiore collaborazione. Stare sugli attenti, insomma.

È ipersensibile alle minime critiche ed osservazioni. Quando si trova in mezzo agli altri, tende ad attuare comportamenti per suscitare la loro lode e ammirazione, anche se tutto questo richiede di fare delle attività per le quali ha scarso interesse o entusiasmo.

In contesti lavorativi può mostrarsi costantemente critico verso chi non offre un feedback costante ed adeguato e le stesse richieste di perfezione e dedizione totale sono implicite anche nei rapporti sentimentali.

Il narcisista si aspetta le lode e l’ammirazione dai supervisori e dai colleghi. Chiunque abbia mai avuto un collega narcisista sa quanto può diventare stressante una tale situazione. Sono abili esperti di tecniche affinate di manipolazione, di comportamenti passivo-aggressivi, alternati con isolamento emotivo e tattiche di evitamento (silenzio punitivo).

L’invidia e la competizione sono aspetti centrali del disturbo e nel DNP covert sembra si manifestino con maggiore forza, destabilizzando il sé fragile. È presente una difficolta significativa di concentrarsi su di sé, su ciò che sente e per evitare questo (la sofferenza), mostra la tendenza a proiettare all’esterno, spostare l’attenzione verso gli altri.

E qui interviene l’invidia degli altri, percepiti come coloro che abbiano qualcosa che lui desidera (dal punto di vista materiale, personale; per esempio sicurezza di sé, ammirazione, simpatia, serenità, ecc). Spesso l’invidia può diventare distruttiva, agita al momento, rovinando rapporti. L’invidia protegge il vero sé dalla sofferenza della consapevolezza di non avere ciò che gli altri hanno.

Il narcisista covert si sente orribile con se stesso e pensa che c’è qualcosa che non va con lui; diventa il carnefice di se stesso, sadico e persecutorio, in un mix di emozioni come una bomba a mano ad esplosione immediata, impossibile da contenere e gestire.

Ha buone capacità di espressione dell’empatia cognitiva (sa come comportarsi in contesti sociali per avere benefici, vantaggi e riconoscimenti) e la capacità di emulare l’empatia emotiva lo rende affettuoso, affascinante, in contrasto con l’altra faccia della medaglia, il suo vero sé, che si scoprirà sempre di più, una volta che le relazioni si approfondiscono (noia, solitudine, senso di vuoto, cupezza, continuo paragone).

In sostanza chi è il narcisista covert?

Sono persone estremamente fragili che non possiedono un autentico adattamento nei confronti dell’altro e della realtà in armonia con il proprio sé, con le proprie esigenze. Cercano di adattarsi all’ambiente attraverso agiti esterni a loro stessi e soprattutto controllano l’ambiente per colmare l’angoscia perenne. Il narcisista di successo è colui che può far risuonare l’ambiente continuamente ai suoi bisogni narcisistici. In breve, è l’ambiente a doversi adattare a lui e non viceversa.

La frammentazione interna è sostenuta in piedi, in qualche modo compattata solo concentrandosi su loro stessi, sui propri bisogni, completamente autocentrati e autoreferenziali. Non riescono ad affrontare l’esperienza del lutto (separazione, decesso, trasloco) perché i confini saldi dell’Io non sono presenti. I rapporti interpersonali sono contraddittori: dall’eccessiva vicinanza al rifiuto dell’altro.

È un tipo particolare di controllo, del tipo “vorrei, ma non posso”. Se ti avvicini troppo ti devo bloccare, ho paura che mi invadi e mi sento minacciato/a; se ti allontani troppo ho paura che mi abbandoni e allora ti devo riprendere e riavvicinare a me.

Sono costantemente in uno stato di ipervigilanza (attacco o fuga) ed è ciò che trasmettono nei loro rapporti. Ansia, instabilità, imprevedibilità, dramma.

Sono una grande fonte di stress per gli altri, in quanto in continua agitazione espressa a volte con un fare esaltato e frizzante, facile da confondere (per i meno esperti), con la vitalità. Alzare continuamente le acque gli permette di mantenere il controllo (aumentare l’ansia altrui, dove esiste, lo fa sentire potente e “meglio” dell’altro) e lo fa sentirsi vivo. Dove le emozioni e la genuina semplicità sono anestetizzate e represse, posso sentirmi vitale attraverso complicazioni.

Le relazioni servono alla soddisfazione dei propri bisogni, non le rispetta, ma le usa e deve imporre lui la sua forza che lo potenzia, mentre il confronto lo rende piccolo, vulnerabile ed incapace. La ricerca del potere avviene solo attraverso legami che permettono la sua espressione.

Non avendo avuto un esperienza di incontro autentico con le figure di riferimento (i genitori), capace di guidarlo e favorire l’integrazione delle differenze, il narcisista segue l’impulso per raggiungere nell’immediato la soddisfazione del suo bisogno, annullando quelli dell’altro.

La sua sessualità, quando espressa, è prorompente e al servizio del suo potere, è uno strumento strategico per aumentare il proprio potere; è pompata artificialmente e a rischio spegnimento una volta raggiunto l’obiettivo (la conquista del partner). In altri casi il coinvolgimento sessuale e sentimentale si ripropone, sempre per attirare a sé il partner e riconfermare il suo dominio nella coppia.

L’atteggiamento inibito, nascosto, unito al deficit di empatia emotiva, lo può rendere particolarmente sadico nei confronti del partner; incapace di identificarsi con i sentimenti altrui e l’assenza di rimorso e di riparazione possono ferire molto l’altro, mentre in un secondo momento si presenta come se niente fosse successo. In un secondo momento tende a svilire e calpestare le debolezze altrui, anche se espresse in termini di apparente confidenza e considerazione. Le utilizza volentieri a sua favore, se li possono comportare vantaggi.

Le triangolazioni sono il suo stile relazionale (quindi no confronto diretto, ma attraverso i terzi; i pettegolezzi gli permettono di creare una specie di finta intimità con l’altro, oltre a fornirgli maggiori informazioni sull’ambiente circostante).

Tutto questo è utile per la comprensione approfondita del disturbo (qui nello specifico del sottotipo covert) e non per aumentare e rinforzare lo stigma. Non si nasce narcisisti, lo si diventa in seguito ad un’infanzia altamente traumatica. Non significa che bisogna giustificare i comportamenti abusivi, né restare a lungo in relazioni che provocano un malessere costante.

È possibile curare questo disturbo con una psicoterapia adeguata, la persona può imparare a individuare, gestire e modificare i comportamenti automatici disfunzionali e in seguito migliorare la qualità dei propri rapporti interpersonali.

 

Fonte

James Masterson, The Search of the Real Self. Unmasking the Personality Disorders of our Age

James Masterson, Anne Lieberman, A Therapist’s Guide to the Personality Disorders. A Handbook and Workbook.

[testo originale it.quora.com]

Olivia Ceobotaru
info@oliviaceobotaru.com

Sono Olivia Ceobotaru, psicologa clinica. Lavoro sul tema dell’amore e delle relazioni per adulti, coppie e famiglie. Tratto con rispetto e leggerezza argomenti delicati come l’abuso, la violenza in generale, il trauma.

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