Come fa un narcisista a passare da una partner all’altra, come se la precedente non fosse mai esistita?

Come fa un narcisista a passare da una partner all’altra

Come fa un narcisista a passare da una partner all’altra, come se la precedente non fosse mai esistita?

Premessa: desidero fornire una risposta tecnica per una maggiore comprensione di questa dinamica relazionale tipica nel disturbo narcisistico di personalità.

I partner dei NP soffrono molto proprio per questa loro abilità di mantenersi freddi, distaccati, stile macchina umana nel momento in cui escono da relazioni significative, come se questi rapporti d’amore non fossero mai esistiti. Terribile, vero? Ti senti confuso/a, arrabbiato/a, tradito/a, non riesci a darti una spiegazione ad un tale comportamento crudele e indefinito.

Teoria delle relazioni oggettuali

Per rispondere voglio fare riferimento alla Teoria delle relazioni oggettuali che è stata a lungo studiata e ampliata dagli psicoanalisti, cominciando da Melanie Klein fino ai tempi nostri, con gli studi di Otto Kernberg (psichiatra psicanalista tedesco, in vita) e James Masterson (psichiatra americano 1926-2010). Nella cornice di questa teoria gli studiosi della materia hanno formulato svariate riflessioni.

La nuova teoria del Sé sembra portare l’approccio evolutivo del sé e delle relazioni oggettuali ad una sorta di pienezza e completezza adeguata alle esigenze della psicoterapia clinica moderna.

Come fa un narcisista a passare da una partner all’altra, come se la precedente non fosse mai esistita?

Il Sé reale, cioè quello vero, rappresenta la somma totale delle immagini intrapsichiche del sé e delle rappresentazioni oggettuali associate. Il termine vero significa sano, normale, adeguato, dove esiste una significativa consapevolezza della realtà circostante, anche se ci sono input sia dalla fantasia che dall’inconscio.

In breve, se possediamo un Sé reale, vero, siamo capaci di stare con i piedi per terra, ancorati alla realtà oggettiva e nello stesso tempo capaci di sognare, di usare l’immaginazione in modo fruttuoso per noi.

L’emisfero destro è il contenitore e il regolatore emotivo e il suo sviluppo domina i primi due anni e mezzo di vita. La zona del Sé si sviluppa nella corteccia prefrontale, all’apice del sistema limbico e presenta ampie connessioni con il sistema autonomo, il sistema limbico e il resto della corteccia. Questa zona emerge quando la madre regola le emozioni del bambino.

La corteccia è piccola alla nascita e negli anni successivi allo sviluppo infantile aumenta due volte e mezzo la sua dimensione, fino a 18-24 mesi. In questo periodo la funzione modulatrice della madre è essenziale per la crescita del Sé.

Rappresenta la principale fonte di stimolazione ambientale che facilita o inibisce la maturazione delle esperienze delle strutture neurologiche in via di sviluppo del bambino.

Allan Schore (1994, psicologo e ricercatore nel campo della neurobiologia) combina i risultati della teoria dell’attaccamento con la ricerca neurobiologica ed evidenzia che se lo stile di attaccamento della madre è patologico, non si evolverà nel figlio il collegamento neuronale essenziale per la costruzione di un Sé sicuro. Questo significa un difetto di connessione di base che viene espresso clinicamente come un disturbo di personalità.

Siamo programmati già dalla nascita

Secondo la teoria delle relazioni oggettuali siamo programmati già dalla nascita a metterci in relazione con gli altri e interiorizziamo queste relazioni, le rappresentiamo dentro di noi.

  • Come mi rappresento io?
  • Come mi vedo io?
  • Come rappresento mia madre?
  • Come rappresento mio padre?
  • Che immagine globale ho di mia madre?
  • E di mio padre?

Sono processi naturali e inconsci del nostro sviluppo psichico di cui non ne siamo consapevoli. E lungo il percorso della vita, questi copioni relazionali diventano la matrice per le relazioni successive e si esprimono con maggiore forza nelle relazioni sentimentali per via del maggiore investimento affettivo e maggiore intimità.

Cosa significano gli oggetti interni?

Il primo oggetto d’amore del bambino è la madre.

La madre viene chiamata oggetto perché la sua relazione con il bambino piccolo è di tipo fusionale. Simbiotica. Il bambino piccolo vive la madre come un prolungamento di sé stesso, quindi come un oggetto. Se fisiologicamente attraverso il parto il bambino è uscito dalla pancia della madre, dal punto di vista psichico no. Quindi due oggetti d’amore, madre e figlio, separati nel corpo e simbiotici, con una mente unica.

Studi evolutivi hanno dimostrato che il Sé interiorizza e integra le prime interazioni con la madre e il mondo esterno; in questo modo si forma una parte essenziale del Sé che viene poi investito anche da pulsioni libidiche e aggressive.

Il ruolo della madre

Siccome la madre rappresenta lo specchio e il modello, il bambino acquisisce due immagini distinte di sé stesso e della madre: il suo sé buono e il suo sé cattivo; madre buona e madre cattiva.

  • Quando la madre soddisfa i bisogni primari del bambino, è percepita come mamma buona, presente, disponibile, adorata e nello stesso tempo anche il bambino si percepisce ugualmente.
  • Quando la madre ha delle mancanze, non riesce a rassicurare, calmare, accudire il piccolo in tempo utile, è percepita come cattiva e anche il bambino si sente in tale modo.

Le rotture relazionali sono inevitabili e fanno parte dei nostri rapporti significativi. I genitori sono esseri umani, imperfetti, suscettibili a malesseri e disagi vari.

Ciò che conta più delle rotture in sé sono le riparazioni, avvenute in maniera fluida e costante nel tempo.

L’integrazione del Sé è un processo graduale che avviene dal secondo anno di vita in poi e significa interiorizzare dentro di sé gli aspetti buoni, cattivi e anche le caratteristiche sfumate di ciò che siamo.

Il bambino impara che la madre è una persona completa, in cui i punti di forza e di debolezza si combinano in modo armonioso. Il bambino integra dentro di sé sia gli aspetti materni che paterni, entrambe le figure significative di accudimento. Il futuro adulto acquisisce la base del sé femminile e maschile che sarà poi ampliato, rimodellato anche dalle interazioni con il mondo esterno alla famiglia di origine.

Un narcisista può passare da una partner all’altra?

Nel disturbo narcisistico di personalità questa integrazione non avviene e gli aspetti buoni e cattivi vengono tenuti separati. Scissi. Cioè è presente una visione in bianco o nero, tutto o niente, buono o cattivo.

La personalità narcisistica è sostenuta, protetta e funziona attraverso antichi meccanismi di difesa infantili e tra tutti, la difesa maestra, maggiormente utilizzata è la scissione che insieme al deficit di empatia emotiva comporta un distacco freddo, razionalizzato dalle relazioni significative.

Il narcisismo patologico presenta una mancata integrazione delle relazioni oggettuali. Quindi madre buona e madre cattiva e quindi nella vita adulta percepisce il partner buono o cattivo.

Come nell’infanzia, quando il partner gratifica e soddisfa i suoi bisogni, il NP si sente amato, ammirato, idealizzato ed idealizza anche lui. Il suo Sé fragile e debole si alimenta attraverso il partner affettuoso, comprensivo ed empatico nei suoi confronti.

Sempre secondo la teoria delle relazioni oggettuali, un altro aspetto importante nel NP è l’assenza della costanza dell’oggetto. Siccome non ho sviluppato dentro di me una visione di te integrata, con i tuoi alti e bassi, allora o ti amo o ti odio.

Nei momenti inevitabili di litigio e tensione, non riesco a mantenere una base sicura e solida di te e del nostro rapporto, dimentico di volerti bene e posso essere crudele e freddo; posso sentirmi facilmente minacciato dalle tue critiche, dalle semplici osservazioni e riflessioni.

Diventerai in un attimo il nemico e io mi sentirò in diritto di punirti, di metterti giù perché solo così mi sento vivo e forte. È qualcosa di altro rispetto alle ordinarie dinamiche di coppia in cui esiste la possibilità di riconciliazione e dove è presente il senso di colpa, il rimorso, il desiderio di recuperare il rapporto e il riconoscimento del danno emotivo provocato al partner. Sento la tua sofferenza, sto male e voglio riparare. Nel NP tutto questo non succede.

Fonti

James F. Masterson, M.D., & Anne R. Lieberman, L.C.S.W. – A Therapist’s Guide to the Personality Disorders. The Masterson Approach. A Handbook and Workbook.

[testo originale su it.quora.com]

Olivia Ceobotaru
info@oliviaceobotaru.com

Sono Olivia Ceobotaru, psicologa clinica. Lavoro sul tema dell’amore e delle relazioni per adulti, coppie e famiglie. Tratto con rispetto e leggerezza argomenti delicati come l’abuso, la violenza in generale, il trauma.

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