Il genogramma è presente nella cassetta degli attrezzi di ciascun terapeuta familiare.

È stato creato oltre trent’anni fa da Murray Bowen, psichiatra, uno dei pionieri e fondatori della terapia familiare agli inizi degli anni ’50 negli Stati Uniti.

In breve, si tratta di disegnare simboli con cui vengono rappresentati i maschi (con un quadrato) e le femmine (con un cerchio) e rappresentare le relazioni tra di loro con un tratto doppio (in caso di rapporti positivi), un tratto spezzato (i rapporti conflittuali), con una linea punteggiata (i rapporti poco significativi).

Di solito si chiede alla persona, coppia, famiglia stessa di compilare il proprio genogramma, di raccogliere dati, aneddoti e racconti sui loro avi.

Si può utilizzarlo sia come intervento diagnostico, sia clinico, intuitivo e simbolico. Permette di osservare la capacità della persona di narrarsi, di interrogarsi e riflettere. Permette di creare connessioni, osservare le trasmissioni transgenerazionali, i miti, le affinità, la resilienza, le risorse familiari.

È particolarmente utile nel lavoro con la coppia e con la famiglia, dove tutti quanti possono sperimentare insieme nella stanza l’unione di due mondi, di due storie familiari che hanno creato la coppia o la famiglia presente in seduta.

Inoltre, è utile anche nel lavoro individuale con la persona, aiuta a comprendere a fondo la storia della sua famiglia (fino ai nonni, bisnonni), con uno sguardo ampio rivolto anche al periodo storico e culturale; è prezioso nel lavoro con le coppie multiculturali.

È un’occasione per il terapeuta di connettersi rapidamente con coloro che chiedono aiuto in un clima informale ed esplorativo.