26 Gen I traumi infantili non elaborati influiscono sulla tua vita adulta
Attenzione, questa lettura ti potrebbe attivare troppo!
Il trauma è una frattura, la conseguenza di un evento o serie di eventi non elaborati, esperienze dolorose non integrate nella psiche dell’individuo che provocano una frammentazione tra alcune dimensioni: tempo, pensieri, corpo, emozioni. È uno stato di sopraffazione da parte di uno stimolo eccessivo che rende la persona indifesa e incapace di reagire.
La situazione è percepita come una minaccia per la sicurezza e la sopravvivenza della persona. Ciò che si è scoperto attraverso le neuroscienze (gli orientali ne erano a conoscenza già da millenni) è che percepiamo il pericolo prima attraverso il corpo (sensazioni ed impulsi fisici e fisiologici) e solo in seguito con la mente e con le emozioni. Insomma, la nostra pancia non mente e finalmente ce lo dice anche la scienza.
Esistono due categorie di eventi traumatici
- Gravi (quasi sempre traumatici, indipendentemente da chi ne è colpito)
- Eventi comuni, dolorosi, inaspettati che in certe condizioni possono essere traumatici.
Eventi traumatici gravi
Tra gli eventi traumatici gravi incontriamo
- l’abuso sessuale e fisico e posso anche pensare, secondo la mia esperienza, che tante delle persone che mi contattano per un aiuto psicologico hanno avuto delle infanzie infelici con eventi di varie gravità, un trauma relazionale cumulativo, in cui ha predominato la trascuratezza (abbandono affettivo, costante incuria e disattenzione) o
- all’opposto la ipercura (protettività eccessiva dove il genitore mantiene la simbiosi con il figlio o ha rappresentazioni distorte del figlio), una certa presenza assente dei genitori nella vita dei figli, con atteggiamenti passivo-aggressivi (punizioni con il silenzio, indifferenza intermittente)
- mancanza di sintonizzazione affettiva, violenza fisica, violenza psicologica (umiliazioni, svalutazioni, assistere ad atti di violenza in famiglia, l’utilizzo dei figli nelle separazioni coniugali)
- Altri eventi tramatici gravi possono essere: la guerra, il lutto, malattie devastanti
La trasmissione transgenerazionale del trauma è possibile.
È stata osservata negli studi condotti nel dopoguerra su campioni di figli, adulti e bambini, di sopravvissuti all’Olocausto (Rowland-Klein, 2004) e sui bambini separati dalle figure di accudimento durante la seconda guerra mondiale (Bowlby, 1989).
Quando il genitore non è in grado di gestire il proprio mondo emotivo in seguito ad esperienze traumatiche subite e lutti non elaborati, non potrà svolgere adeguatamente il suo ruolo.
Quando non integra e non dà un senso compito alla sua esperienza (attraverso la mentalizzazione, poter riflettere e ragionare), il bambino non è capace di organizzare l’esperienza di sé e del mondo.
Gli studi con i figli sopravvissuti all’Olocausto mostrano la presenza, nella seconda generazione, di sintomi simili a quelli dei genitori: depressione, ansia, fobie, sensi di colpa, difficoltà di separazione, distorsione nella percezione dell’ambiente.
In un’indagine condotta da Hulette (2011) su un campione di 67 madri con figli fino a 8 anni di età, si è visto le conseguenze nella madre di traumi non elaborati, in particolare la violenza interpersonale. Le madri riscontrano livelli alti di dissociazione e così anche i loro bambini.
Le madri che hanno sofferto un trauma da tradimento/violenza durante l’infanzia e sono state successivamente rivitimizzate in età adulta, hanno presentato maggiori livelli di dissociazione.
Uno status di vitimizzazione della madre è collegato ad una storia di trauma interpersonale nel figlio. Cioè significa che sia la madre che il figlio sviluppano un funzionamento dissociativo.
La dissociazione materna significa anche l’incapacità della madre di segnalare e riconoscere i fattori di pericolo per il figlio presente nell’ambiente (Kaehler, Babcock et al., 2013) e di proteggerlo. Si presenta un deficit di funzione riflessiva, incapacità di elaborare correttamente le informazioni, di elaborarle e trasmetterle al figlio.
La segretezza familiare è un aspetto da considerare nella trasmissione transgenerazionale del trauma.
Quando l’evento traumatico viene negato, scisso, impedito ai figli di chiedere, di parlare. Diventa una modalità relazionale prevalente della famiglia, in cui aspetti importanti del sistema famigliare sono nascosti e vincola lo sviluppo armonioso dell’identità di ciascun membro della famiglia.
Una narrazione incompleta significa un identità parziale. Quando è vietato di parlare apertamente di ciò che è successo, non è possibile l’elaborazione dell’esperienza traumatica.
Eventi meno dolorosi
Nella categoria degli eventi meno dolorosi, più comuni e potenzialmente traumatici incontriamo: incidenti auto, interventi medici o stomatologici invasivi per i bambini, disastri naturali (terremoti, alluvioni, incendi, ecc), immobilità prolungata per i bambini (fasciatura, ingessatura), il parto (sia per la madre che per il neonato).
L’impatto dell’evento traumatico non dipende tanto dalla gravità dell’evento, quanto dalla resilienza della persona, dalla capacità di gestire e regolare le sue emozioni e soprattutto dipende dalla rete sociale che la sostiene (familiari, amici, comunità).
La condizione post-traumatica cronica si manifesta attraverso alcuni indicatori: dissociazione, disregolazione emotiva e somatizzazione. La dissociazione è incapacità di concentrazione e confusione mentale. Per esempio, in una situazione di violenza estrema e ripetuta e di trascuratezza genitoriale, la mente si dissocia e cancella la memoria dell’evento per poter sopravvivere e mantenere la salute mentale. In questo senso, la dissociazione è un meccanismo di difesa e soprattutto in caso di traumi infantili impedisce l’accesso agli eventi accaduti, dove anche i bambini stessi non hanno capacità mentali per elaborare narrazioni coerenti.
Dobbiamo preoccuparci quando un bambino o un adulto affronta varie avversità, perché c’è il rischio di ulteriori traumatizzazioni.
Tre aree distinte del cervello
Gli scienziati hanno scoperto tre aree distinte del cervello
- il cervello rettiliano – il più antico, responsabile dell’istinto
- il cervello limbico o mammifero responsabile delle emozioni
- la neocorteccia o il cervello razionale, che è più recente, responsabile del linguaggio
L’elaborazione di un trauma comporta una collaborazione di queste 3 parti, istinto, emotività ed intelletto che devono lavorare insieme ed integrare man mano le esperienze traumatiche.
Le vittime di traumi hanno più sintomi, che ricordi.
Il corpo conserva le memorie procedurali e gli schemi difensivi appresi dall’esperienza. Soprattutto quando si tratta di traumi in infanzia precoce, dove il bambino non ha acquisito la memoria episodica. Gli elementi sensoriali di origine traumatica, i frammenti di immagini, i suoni, le sensazioni corporee, il dolore fisico vengono tutti memorizzati nel corpo e vanno decodificati per un trattamento efficace.
La maggior parte delle persone traumatizzate in infanzia interiorizza e rivolge verso loro stesse la vergogna, la collera, il terrore minando la loro salute. Il sostegno psicologico delle persone care, della società renderebbe più veloce la ripresa dagli eventi traumatici.
Invece molte persone preferiscono negare le difficoltà e mantenere il controllo della situazione e ciò significa che raramente si riceve l’aiuto necessario subito dopo un evento potenzialmente traumatico.
Questo comporta l’insorgenza di vari sintomi che si possono manifestare subito dopo l’evento traumatico:
- attacchi di rabbia o pianto frequente
- iperviglianza (essere sempre in guardia)
- iperattività e irrequietezza
- difficoltà a dormire
- immagini intrusive o flashback
- ottundimento mentale e appiattimento emotivo
Altri sintomi che appaiono in seguito sono:
- amnesia e smemoratezza
- attacchi di panico, ansia, fobie
- paura di morire o di avere una vita breve
- senso di abbandono e vuoto interiore
- incapacità di amare, di coltivare relazioni significative
L’ultima categorie di sintomi si sviluppa in un tempo prolungato:
- timidezza eccessiva
- disturbo del sistema immunitario e disturbi endocrini, in particolare malattie psicosomatiche e disfunzione tiroidea.
- somatizzazioni varie, tensione muscolare, disturbi alimentari, dipendenze varie, problemi digestivi, colon spastico, asma
- atteggiamenti sfuggenti (evitare certe situazioni che possono far ricordare l’evento traumatico)
- disturbi dell’umore
- disturbi di personalità
- disturbo post traumatico da stress semplice o complesso
- disturbi dissociativi
La buona notizia è che la guarigione, la ripresa in seguito ad un evento o serie di eventi traumatici, è possibile.
La crescita post-traumatica è indicata da:
- autostima elevata e consapevolezza di sé e delle proprie risorse
- una propria filosofia di vita (i miei valori, le mie attività ricreative, spiritualità)
- maggiore coinvolgimento nelle relazioni interpersonali
- emerge un sano desiderio della persona di riparare ciò che è stato danneggiato
- compassione per se stessi e per gli altri
- coinvolgimento in attività sane e non più autodistruttivi
- ricostruzione della propria identità che viene arricchita e rinnovata
- maggiore espressione autentica di sé
- i vissuti traumatici diventano racconti all’interno di una storia personale, privi dell’intensità emotiva iniziale
- l’impotenza, la vergogna e i sensi di colpa sono stati trasformati in grinta e piacere per la vita in generale
Il trauma non è una condanna a vita, non è qualcosa che non può essere riparato.
Bisogna semplicemente considerare di più il fatto che le persone e in speciale i bambini possono rimanere sconvolti da situazioni che di solito consideriamo comuni. Il legame tra mente e corpo è indubbio, oggi confermato anche dallo studio e le ricerche nelle neuroscienze.
La psicoterapia è la strada maestra per guarire i traumi infantili irrisolti, fare in modo che rimangano nel passato, non invadano più nel presente e non condizionino più la vita adulta. Permette di sentirci leggeri, senza bagagli dal passato, più centrati e presenti nel qui ed ora.
Perché tutti noi valiamo.
Fonti: Mariagnese Cheli, Carmela Gambuzza, “Il Disturbo Post Traumatico Complesso. Dalla teoria alla pratica multidisciplinare”; Peter Levine, “Somatic Experiencing” www.somatic-excepriencing.it
[Testo originale su it.quora.com]
No Comments