Psicoterapeuta familiare in caso di separazione e divorzi

Chi aiuta le famiglie in caso di divorzio o separazione?

Esiste una figura professionale che aiuta le famiglie a capire i bisogni in caso di divorzio o separazione?

Esiste una figura professionale che aiuta sia genitori, che nonni, che figli a capire o a indovinare anche a lungo andare, quali bisogni potrebbero esistere per ognuno nei confronti di se stessi o dell’altro, in caso di divorzio o separazione?

Si, si tratta dello psicoterapeuta ad approccio sistemico-relazionale ovvero psicoterapeuta familiare. Cosa significa?

È un approccio versatile, complesso e circolare che include sguardi diversi (antropologia, psicologia, psichiatria, filosofia), una sinergia di molteplici teorie (la Teoria dei sistemi, Teoria della Comunicazione, Cibernetica).

Solo in Italia la formazione come psicoterapeuta richiede 4 anni di training presso una scuola privata accreditata, per un costo che può variare tra 2500-5000 euro/anno, più la psicoterapia individuale dello specializzando. È un investimento enorme di soldi, tempo, energia, fatica, teoria e pratica sul campo. E l’approccio sistemico-relazionale è uno delle tante specializzazioni in psicoterapia. Di solito il futuro psicoterapeuta sceglie l’approccio più affine a sé stesso, che lo calza meglio. Non esiste una specializzazione migliore dell’altra; esistono modi di lavorare differenti.

Quali sono le caratteristiche della psicoterapia famigliare?

  • Viene presa in carico la famiglia intera. Sono invitati in stanza di terapia genitori, figli, nonni e anche i loro animali di compagnia (se lo desiderano, fanno parte della famiglia). La presenza di tutti quanti non è obbligatoria in ciascun seduta. È chiaro che il contributo di ognuno è importante, anche se sembra di non fare niente di particolare nella stanza di terapia.
  • La famiglia è considerata un sistema con una sua autoregolazione automatica (omeostasi) che le assicura una certa stabilità e conservazione.
  • Il lavoro terapeutico si realizza nel qui ed ora, cioè si presta attenzione al presente, a ciò che succede effettivamente nella stanza di terapia; si indaga anche sui miti e sulle narrazioni familiari del passato e/o delle generazioni precedenti (nonni, bisnonni) attraverso uno strumento di lavoro chiamato genogramma. È interessante, incuriosisce, di solito piace a tutti.
  • Di solito la famiglia si rivolge al terapeuta perché preoccupata per uno dei suoi membri (il figlio iperattivo o bocciato a scuola, il figlio adolescente, separazione dei genitori, crisi coniugale, trasferimento, cambio lavoro, ecc).
  • I sintomi della singola persona sono considerati come portatori di un disagio del sistema familiare. La persona diventa simbolicamente il portavoce, colei che cerca di portare luce e cambiamento in famiglia attraverso il suo malessere. Bella lettura, vero? Rappresenta un esempio significativo di ridefinizione in positivo che il terapeuta familiare impara a fare.
  • Il focus è sulle dinamiche relazionali all’interno della famiglia: si osservano i confini, le relazioni tra i vari membri, si identifica il tipo di sistema nella nuova famiglia arrivata in stanza e anche la famiglia dentro ciascuno dei genitori stessi. Sono concetti originari della psicanalisi (gli oggetti interni di James Masterson e Otto Kernberg, i MOI – i modelli operativi interni di Bowlby) rivisitati in chiave sistemica. Si osservano anche i sottosistemi all’interno del sistema stesso. Sottosistemi, cioè? Ogni gruppo di persone contiene all’interno altri piccoli gruppi. Nello specifico, i sottosistemi sono: genitori; coppia; fratelli; nonni. È complesso e affascinante.
  • Il terapeuta familiare ha un ruolo attivo nel lavoro terapeutico e dà delle prescrizioni alla famiglia, sia durante la seduta, sia tra una seduta e un’altra. Lo scopo è di far sperimentare alla famiglia un briciolo di cambiamento durante la seduta; farli fare cose diverse rispetto al solito, sempre con rispetto e delicatezza della loro attuale organizzazione interna.
  • La terapia familiare potrebbe essere condotta anche da due psicoterapeuti (in gergo si dice, in coterapia).
  • Una variante della terapia familiare è la terapia di coppia, dove viene presa in carico solo la coppia, sempre in chiave di lettura sistemica.
  • Si considera che la persona stessa e quindi anche la famiglia non possiedono un imprinting fisso e per sempre; dentro di loro esiste la possibilità di cambiare e di realizzarsi. La famiglia può cambiare.
  • Può essere preso in carico anche il singolo individuo, dove è richiesta una psicoterapia individuale. E anche qui il terapeuta tiene in considerazione la famiglia che il paziente ha in testa. Tutti i punti sopra citati sono validi anche per la psicoterapia individuale.

Due esempi di separazioni

Nel caso specifico di una separazione con figli piccoli, tutta la famiglia viene influenzata e si modificano gli equilibri costruiti lentamente nel tempo. Ciò che è stato prima è finito e si deve ristrutturare, imparare un’altra modalità di vivere la famiglia.

Le situazioni possono essere variegate: separazione consensuale in cui i genitori possiedono strategie adeguate di coping (di risoluzione dei problemi in autonomia; dove anche se sono proattivi necessitano aiuto esterno); separazione non consensuale e braccio di ferro tra i due coniugi; l’influenza delle famiglie di origine di entrambi genitori (i nonni materni e paterni); il clima che si respira all’interno della famiglia allargata; gli eventuali ricordi, angosce abbandoniche che risalgono e colpiscono la famiglia; come vive ciascun figlio la separazione dei genitori, ecc.

Posso ancora continuare perché le riflessioni da fare sono molteplici e cucite su misura sulla rispettiva famiglia.

In un altro caso specifico, partendo dalla domanda posta, potrebbe essere anche una separazione con figli adolescenti; oppure una separazione con figli adulti, già autonomi che vivono per conto proprio. E anche in questi casi, cambiano gli scenari, i vissuti, i desideri, le aspettative, i bisogni.

Abitudini e regole

Le persone temono il cambiamento perché lo associano a qualcosa di radicale, definitivo e assoluto che deve accadere. Siamo tutti abitudinari, esseri mammiferi evoluti che abbiamo i nostri spazi, profumi, luoghi del cuore, anche se siamo travel bloggers in giro per il mondo e ci spostiamo con maggiore facilità rispetto ai nostri antennati. Abbiamo bisogno di sentire le radici dentro di noi, quel senso di appartenenza atavico, la base sicura.

La bellezza della terapia familiare è anche ritrovarsi tutti insieme in una stanza, un po’ come nelle foto vintage di una volta, in un clima colloquiale e non da indagine amministrativa.

Per esempio, sedersi semplicemente tutti insieme e scoprire le regole della famiglia, è qualcosa di nuovo e porta maggiore chiarezza. La maggior parte delle persone presume che gli altri sappiano ciò che loro vogliono e questo comporta equivoci e problemi di comportamento. Presumiamo che gli altri ci conoscono, sanno leggere la nostra mente. Le regole sono uniche e tipiche di quella specifica famiglia e vanno rivisitate. Sono regole attuali o datate? Uno degli aspetti, in termini di regola, potrebbe essere se ci sono argomenti che non devono essere mai sollevati all’interno della famiglia.

Solo un piccolo assaggio per voi, di ciò che significa la terapia familiare.

[testo originale su it.quora.com]

Olivia Ceobotaru
info@oliviaceobotaru.com

Sono Olivia Ceobotaru, psicologa clinica. Lavoro sul tema dell’amore e delle relazioni per adulti, coppie e famiglie. Tratto con rispetto e leggerezza argomenti delicati come l’abuso, la violenza in generale, il trauma.

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