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Insegnare al bambino/ a farsi prendere sul serio

Tutti i genitori sono stati bambini e hanno acquisito a loro volta delle credenze, un certo clima che circolava nella famiglia di origine. Ma cosa serve loro per insegnare a un bambino/a a farsi prendere sul serio?

Cosa vuol dire farsi prendersi sul serio?

Di solito l’espressione farsi prendere sul serio può avere alcuni significati: attenzione ad una certa disciplina familiare, rigore, ordine, precisione, rispettare la parola data, lavorare sodo ed essere riconosciuti per questo; farsi rispettare dagli altri; assumere un atteggiamento serio, composto, adeguato perché sinonimo di affidabilità; l’importanza del riconoscimento sociale e professionale come parte identitaria fondamentale della persona.

Potrebbe succedere che in un quadro del genere la spontaneità non sia sufficientemente premiata perché vista come fattore distraibile. Come vedete, ne derivano molteplici associazioni e riflessioni interessanti…

Tutti i genitori amano i propri figli

E li vogliono educare al miglior modo possibile per loro.

A volte succede che mostrano troppa serietà, eccesso di zelo nel fare i bravi genitori, profondamente immersi nel proprio ruolo di genitori (che richiede, appunto, regole, disciplina) e portano troppa disciplina, troppa gravosità, in contrapposizione con l’assetto naturale di un bambino, propenso alla spontaneità, al gioco, all’espressione libera della sua creatività.

Una guida equilibrata per il bambino

Per un adeguato sviluppo psicofisiologico il bambino ha bisogno di essere guidato con dolcezza e fermezza, assimilando regole e confini chiari mentre gli si permette l’espressione ampia e piacevole della sua personalità.

Solo così il genitore ha il modo di conoscere il proprio figlio, perché ricordiamoci, non basta aver ereditato dei tratti e imitato dei comportamenti.

Ciascun bambino viene al mondo con un bagaglio unico, personalizzato, tutto da scoprire con curiosità.

Al bambino non serve “prendersi sul serio”

Entro i 10 anni di età non capisce concetti così astratti e generici.

La sua corteccia frontale, responsabile con l’espressione della coscienza, del pensiero riflessivo e decisionale, inizia a splendere in età adolescenziale e termina lo sviluppo verso i 25 anni di età (quando ormai è un giovane adulto).

Il bambino assimila ed integra bene la disciplina, le regole attraverso un atteggiamento giocoso e rilassato, come ben sanno i professori a scuola.

Con amorevolezza e non con la paura.

Non serve troppa severità

La durezza, la serietà, l’aria perennemente gravosa trasmettono al bambino che il mondo sia un posto difficile anche per le piccole cose che non funzionano come si vorrebbe; inducono ansia, ossessività, rigidità, senso di inadeguatezza, senso di colpa, perfezionismo, timidezza, sfiducia.

In breve, serve un buon mix di serietà, gioco, amorevolezza, autorevolezza, spontaneità e autoironia, perché la vita si fa presto dura, anche per i più piccoli che la stanno appena sperimentando.

Perché prendersi sul serio da bambini?

L’infanzia rappresenta un dolce spazio di magia, gioco ed esplorazioni che va custodito come tale e da adulti ritorneremo lì, con la mente, in cerca di conforto e calma, ogni qualvolta fossimo inondati da indecisioni, da preoccupazioni.

Tranquilli tutti, da adulti ci penserà la vita a chiederci di petto di prenderci sul serio..

[testo originale su it.quora.com]

Olivia Ceobotaru
info@oliviaceobotaru.com

Sono Olivia Ceobotaru, psicologa clinica. Lavoro sul tema dell’amore e delle relazioni per adulti, coppie e famiglie. Tratto con rispetto e leggerezza argomenti delicati come l’abuso, la violenza in generale, il trauma.

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